Moltissimi farmaci e integratori alimentari non funzionano, soprattutto quelli che dovrebbero risolvere piccole patologie o lievi carenze. Nonostante la martellante pubblicità, ormai chi crede ancora ciecamente nella potenza degli integratori (sia sportivi sia per la vita normale) è simile alla massaia che vent'anni fa credeva alla potenza del prodotto per lavare i pavimenti perché vedeva in televisione la sua collega che puliva senza fatica un pavimento sporcato ad hoc con un bel centimetro di polvere e varie schifezze.
Vediamo gli errori (in malafede oppure no, dipende dai casi) più comuni.Errore di quantità I risultati delle ricerche scientifiche vengono trasmessi solo qualitativamente;per uno scienziato prolungare la vita di un malato terminale di cancro in media di 15 gg. può essere un grande successo, per tutti noi non è che cambi granché. Con gli integratori il passaparola dal lavoro scientifico alla vita di tutti i giorni porta a dimenticare il risultato quantitativo e ciò che migliora (magari di pochissimo) diventa la panacea universale. Per cui chiedersi sempre: sì fa bene, ma quanto fa bene e che dose devo prenderne perché sia veramente efficace? L'errore di quantità è spesso utilizzato per promuovere integratori del tutto inutili perché in dosi bassissime. D'altro canto dosi accettabili costerebbero troppo o sarebbero ingestibili perché magari con effetti collaterali importanti. C'è chi prende integratori "naturali" a base di vitamina C per 50 mg al giorno, il contenuto di un'arancia, illudendosi di conquistarsi la salute perenne. Stessa situazione per molti integratori poco conosciuti, in cui le "dosi consigliate" sono comunque inutili.
Errore di saturazione Molti prodotti funzionano tanto più quanto il campione esaminato è influenzabile dal prodotto stesso. Un forte bevitore di caffè probabilmente può berne una tazzina prima di andare a letto senza avere inconvenienti; una persona che non beve caffè probabilmente non dormirà o avrà grosse difficoltà ad addormentarsi. Il nostro corpo sa badare a sé stesso e attua tutta una serie di meccanismi per cui una sostanza produce benefici fino a un certo punto, poi è necessario assumerne quantità sempre maggiori (effetto droga, come per il caffè, le amfetamine ecc.) oppure la quantità in eccesso viene eliminata senza nessun beneficio. Un esempio dell'effetto saturazione è la carnitina. In ragione di qualche grammo al giorno (anche 10) può essere utile ai cardiopatici, ma è stato ormai provato che in individui normali non migliora assolutamente la prestazione. Un piccolo aneddoto. Dopo aver provato vari prodotti commerciali e non aver avuto nessun miglioramento se non nei primi giorni d'assunzione, un consumatore di ginseng entra in un negozio con fama di serietà e professionalità e chiede al titolare quale sia il miglior ginseng sul mercato. Il negoziante preleva una boccetta da una scatola, la mostra al cliente e aggiunge di non prenderne più di due compresse al giorno perché è veramente forte. Il cliente prende in mano la boccetta, la apre, prende una manciata di compresse (una decina) e le inghiotte. Paga la boccetta e se ne va, lasciando esterrefatto il negoziante. L'indomani ritorna, aspetta che il negoziante abbia finito di servire un cliente e gli dice:"Per sua informazione non ho avuto alcun particolare beneficio né controindicazioni varie" e poi se ne va senza aggiungere altro. Durante la mia prima 100km ho visto concorrenti assumere fiale con scritto energia viva, come se quelle fossero necessarie per finire e percorrere quei fatitici 100km, ebbene non hanno servito. Errore di falso bisogno È figlio del precedente. Chi propone l'integratore riconosce l'errore di saturazione, ma insinua il dubbio: potresti essere carente della sostanza x, perché non prenderla? La risposta è semplice e duplice: in teoria si può essere carenti di tutto e la nostra vita dovrebbe scorrere trangugiando farmaci e integratori (con il nostro conto in banca che crolla); inoltre ogni sostanza ha effetti collaterali che possono essere lievi, ma a volte sono anche gravi o comunque spiacevoli se si eccede.Errore di deduzione per ignoranza Un prodotto viene proposto con una motivazione che scientificamente non ha senso, ma sembra averlo per chi non sa come stanno le cose. Questo è ovviamente l'esempio più subdolo perché non ci si può salvare se non si è acculturati; un buon metodo è comunque quello di sentire anche la campana contraria (qualcuno che la pensa in modo contrario c'è sempre!) e poi decidere con la propria testa. Faccio solo due esempi: gli integratori salini e la creatina. Come è dimostrato da una serie impressionante di studi, il reintegro salino è essenziale in attività fisiche della durata superiore alle quattro ore. Considerando anche una sensibilità individuale alla disidratazione, si può comunque affermare che tutti gli integratori salini sono completamente ingiustificati per sforzi inferiori alle due ore; basta reidratarsi (la quantità dipende dallo sforzo e dalle condizioni atmosferiche) con acqua per non avere alcun problema. L'equivoco su cui gioca la pubblicità nasce dal fatto che alcuni problemi (crampi) sono erroneamente attribuiti alla mancanza di sali: se fosse vero perché calciatori perfettamente allenati sono colti da crampi nei supplementari di una partita in una serata primaverile? Sicuramente durante gli intervalli hanno avuto tutto il tempo di assumere sali. Il secondo esempio riguarda la pubblicità di prodotti contenenti creatina anche per i non sportivi, con la motivazione che darebbe forza e vigore. Poiché la creatina è coinvolta nella produzione di energia solo per attività esplosive (salti, sprint ecc.) una persona anziana cosa se ne fa della creatina, forse per prendere l'autobus al volo dopo averlo inseguito per una cinquantina di metri? Si noti in questo caso come il "dare energia" sia stato generalizzato da situazioni tutto sommato occasionali per chi non fa sport a situazioni che sembrano quotidiane.
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