Paola e Stefano all'arrivo a Faenza!!
Sabato 26 maggio 2007 mio marito Stefano si è presentato al via della 100 Km del Passatore in Piazza Signoria a Firenze.
Quando circa un anno prima mi annunciò l’intenzione di partecipare a tale impresa, avevo preso poco seriamente tale minaccia.
Infatti ritenevo ci volesse una particolare preparazione per affrontare simile gara, ma più si avvicinava la data fatidica e più prendevo coscienza che non avrebbe cambiato idea.
La cosa che più mi spaventava era il fatto che avrei dovuto assisterlo durante la corsa.
Preoccupata iniziai ad avere gli incubi più svariati come ad esempio perdermi sul Passo della Colla oppure non riuscire ad arrivare in tempo per dargli un qualsiasi tipo di aiuto …. ma me ne sono ben guardata dal riferirglielo, non volevo preoccuparlo.
Comunque insieme abbiamo studiato diverse volte la cartina con il percorso e sembrava così facile da non sembrare vero, io tuttavia continuavo ad essere preoccupata.
Nel frattempo Stefano portava avanti la preparazione facendo delle corse domenicali e chiedendo consigli a quelle persone che avevano già corso il Passatore.
Uno dei tanti consigli che dettero a Stefano e che mi rimase impresso, fu quello di Roberta, atleta di punta della Pasta Granarolo, la quale disse che correre la 100 chilometri era solo una questione di testa.
Da profana mi venne da pensare che si trattasse dei soliti suggerimenti dati per liquidare la questione in modo sbrigativo ma mi sbagliavo di grosso.
Il giorno della gara, con l’auto ripassiamo l’itinerario fino al primo traguardo intermedio di Borgo San Lorenzo, che Stefano aveva stabilito come luogo per il primo cambio di abiti, tutto questo sempre per rassicurarmi.
Il pomeriggio siamo finalmente alla partenza, sono molto colpita dalla quantità e varietà di gente pronta a partire per la corsa.
Mi apposto in un punto strategico della partenza per fare la foto del passaggio di Stefano con il quale mi ero raccomandata di stare sul lato destro.
Alle 15:00 lo sparo che da inizio all’avventura molte persone mi scorrono davanti ma di Stefano nemmeno l’ombra, sono tutti partiti, non lo vedo, quindi capisco che l’agitazione gli aveva fatto dimenticare l’accordo.
Alle 20:00 circa sono nelle vicinanze di Borgo San Lorenzo (35 chilometri), lungo la strada vedo un serpentone di podisti tra loro ecco Stefano quindi cerco un posto adatto e mi fermo.
L’aria si stava facendo fresca e richiedeva un cambio d’indumenti anche perché i prossimi 15 chilometri sarebbero stati tutti in salita fino al Passo della Colla, si riparte.
Arrivo sul Passo che è già buio, la strada è stretta e piena di macchine, moto, caravan al seguito dei podisti, è difficile trovare un posto per l’auto comunque ci riesco.
All’orario stabilito con Stefano mi posiziono sul traguardo dei 50 chilometri, nel frattempo avevo tentato di comunicare con lui con il telefonino ma non c’era campo.
Arriva tanta gente ma di lui neanche l’ombra inizio a preoccuparmi un po’, poi finalmente lo vedo, sono felice.
Stefano dopo avere mangiato e bevuto riparte e ci accordiamo di rivederci a Marradi, inizia la discesa tutta al buio, ai lati della strada tante lucine e una coda di auto che come me si portano al successivo traguardo, inizio anch’io a sentire la stanchezza.
Arrivata a Marradi (65 chilometri) decido di riposarmi, chiudo per un attimo gli occhi, all’improvviso sento qualcuno che bussa al finestrino dell’auto, Stefano piuttosto provato mi aveva raggiunto.
Guardo l’orologio e vedo che sono le 2:43, scendo dall’auto e offro a Stefano una seggiolina da campeggio che mia suocera a Firenze mi aveva dato per farlo riposare.
Questo risulterà il momento più critico di tutta la gara.
Infatti quando tenta di rialzarsi quasi cade a terra, si risiede, beve un integratore, ma non sembra riprendersi, con una certa apprensione gli dico allora che è meglio ritirarsi e che può comunque ritenersi soddisfatto per avere raggiunto l’ultimo traguardo intermedio.
Stefano però testardo com’è passo dopo passo si allontana dalla macchina. Passato qualche minuto non vedendolo tornare preoccupata lo chiamo al telefonino.
“a Faenza, andiamo a Faenza” mi risponde, ok si va avanti, io comunque sono stanchissima.
Decido di precederlo solo di 2 chilometri alla volta, affiancandolo spesso, facendogli capire che gli sono vicina
Piano piano arriviamo a Fognano (85 chilometri) è già giorno, ho già fatto colazione in un bar del paese, Stefano effettua l’ultimo cambio d’abiti, si toglie quelli pesanti per indossare nuovamente i calzoncini e la canottiera, sul suo viso vi è stampata un’espressione che risulta un misto di stanchezza, dolore e rabbia, ho paura che da un momento all’altro stramazzi a terra.
Si continua e nuovamente lo anticipo solo di pochi chilometri per constatare la situazione di volta in volta.
Quando arriviamo a soli!!! 5 chilometri da Faenza Stefano ormai riesce solo a mettere un piede avanti all’altro molto faticosamente, a questo punto neppure io accetterei una rinuncia quindi lo incito tutte le volte che mi è possibile cercando di metterci tutta l’enfasi che riesco sperando che questo gli possa essere d’aiuto.
Lo lascio quando siamo ad un paio di chilometri all’arrivo, parcheggio l’auto vicino a Piazza del Popolo e gli vado incontro, sono minuti inteminabili, non lo vedo arrivare, inizio a preoccuparmi anche se sono sicura che a questo punto, a costo di arrivare a gattoni, non avrebbe mai mollato.
Eccolo, vedendolo arrivare mi commuovo, con le lacrime agli occhi lo affianco per qualche decina di metri poi lo precedo al traguardo per immortalare l’arrivo con la macchina fotografica.
La folla ai lati della piazza applaude e grida a Stefano parole d’incoraggiamento, la faccia è stravolta e con un ultimo sforzo affronta con le braccia alzate la salita della passerella del traguardo finale dei 100 chilometri.
Il cronometro segna 19 ore 37 minuti e 3 secondi, è riuscito a completare la gara entro il tempo limite delle 20 ore.
Passato il traguardo raggiungo Stefano il quale mi mette la medaglia dorata al collo e mi bacia, sono tremendamente commossa.
Penso che Roberta abbia ragione quando diceva a Stefano che la 100 Km si correva soprattutto di testa.
1 commento:
Che bel racconto, mi ha fatto venire il celebre "nodo in gola" credo che sia un'esperienza di quelle che ti accompagnano per la vita per tutti e due. Ma e' meglio che non la rileggo altrimenti mi viene voglia di emularvi!
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